A distanza di decenni la storiografia non ha ancora trovato una definizione univoca per la P2: si trattò di un'associazione a delinquere o di qualcosa in più? È stato un evento singolare e peculiare o un fenomeno insito nelle debolezze della "democrazia protetta" di degasperiana memoria? Perfino la relazione di Tina Anselmi, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta, rifugge una definizione focalizzando l'attenzione sull'opera di inquinamento della vita istituzionale portata avanti dalla loggia.

La relativa attualità del tema e le difficili vicende giudiziarie hanno impedito alla storiografia di poter indagare tutti i settori in cui la P2 ha esplicato il suo potenziale. Un campo in cui gli storici si sono dimostrati meno penetranti è quello che riguarda i rapporti tra la loggia e il mondo militare: che natura ebbero questi contatti? A che profondità e a che livello si può affermare che essi abbiano condizionato l'operato delle Forze armate italiane? È possibile costruire un bilancio complessivo che qualifichi questa contiguità? Sono queste le domande che stanno alla base di questo studio.
All'inizio della ricerca non sapevamo esattamente quali sarebbero stati i risultati, non avevamo teorie e non facevamo ipotesi: in altre parole non eravamo partiti con lo scopo di dimostrare qualcosa. Le conclusioni che abbiamo raggiunto dopo mesi di ricerca non erano prestabilite: ci siamo arrivati passo a passo, dopo aver analizzato migliaia di documenti raccolti dalla Commissione
parlamentare. Sarebbe deviante presentare questo saggio come un bilancio complessivo: un lavoro definitivo in questa direzione non potrebbe prescindere dai documenti del ministero della Difesa che non sono ancora stati depositati presso l'Archivio centrale dello Stato.