Storico, ha lavorato a Roma presso l’Istituto della Enciclopedia italiana (1983-2014). È stato consulente delle commissioni parlamentari d’inchiesta sul terrorismo e le stragi (1994-1995) e sul dossier Mitrokhin (2004-2005). Dal 2010 è membro del direttivo dell’associazione culturale Archivio Flamigni. Fa parte del comitato consultivo istituito dalla presidenza del Consiglio nel 2016 sul versamento agli Archivi di Stato della documentazione inerente alla “direttiva Renzi”. Numerose le sue pubblicazioni sulla storia d’Italia, in particolare sugli anni Settanta del Novecento.
Due diverse difficoltà si presentano nell'affrontare alcuni aspetti della lotta politica in Italia. La prima è relativa ai problemi intrinseci dell'argomento, complicato dal fatto che le strategie occulte tendono per definizione a mascherare le finalità che si propongono. Ciò costringe chi studia non solo a tener conto delle occorrenze fattuali (cosa che costituisce il normale lavoro di ricerca) ma anche a immaginare intenzioni e contesti non trasparenti né direttamente desumibili dalla documentazione, esercizio, quest'ultimo, rischioso perché tende a caricare sui temi affrontati pregiudizi e/o indebite tensioni ideologiche. Peraltro sono finora pochi gli storici che si sono cimentati in modo professionale con questi temi, con il risultato che disponiamo di un'immensa saggistica di valore diseguale, di una grande quantità di atti giudiziari di non facile reperibilità ma anche di non immediata interpretazione, di pochi saggi di riflessione.
La seconda difficoltà riveste un carattere più generale. Negli ultimi decenni l'intera storiografia è divenuta un terreno di scontro ideologico e ha perso in parte quel carattere di luogo di riflessione, non diremmo neutro, ma al riparo dalle tensioni più rissose. In questo modo è entrata anch'essa nella sfera del «pensiero debole» trasformandosi in semplice opinione, pressoché libera da ogni necessità logico-critica, o, altrimenti, in discussione erudita, sul terreno civile altrettanto irrilevante. Ciò vale per temi essenziali come il Risorgimento e la Resistenza – su cui è lecito dire pressoché tutto e il suo contrario – e ancor più per temi più recenti e controversi come la strategia della tensione, espressione della quale a più riprese alcuni hanno richiesto la cancellazione dal vocabolario.